martedì 22 giugno 2010

Covering loss with words

Da quando sono nella ville lumière, a volte mi capita di pensare che detesto non essere tra i miei libri, quelli di casa.
Perché nei miei libri mi cerco, e spesso mi trovo.
Ogni stato d'animo ha la sua corrispondenza all'interno di qualche pagina che ho giá letto ed esplorato, riguardato e poi, forse volontariamente, dimenticato.
Un archivio poco ordinato, nel quale nessun altro potrebbe addentrarsi senza perdere di vista il motivo della sua visita.
Il fatto stesso di cercare é per me un'operazione quasi catartica, mi spinge a concentrarmi non piú su me stessa, ma su quello che qualcun altro ha scritto per me, perché io ritrovassi il senso di ció che provo nelle parole partorite da un'altra mente, tanto diversa e tanto simile alla mia, in fondo.

Ieri ero alla Shakespeare Library, a Saint Michel.
Libri accatastati l'uno sull'altro, e odore buono di sfogliare antico, di ricerche senza tempo.
Gironzolavo piuttosto annoiata tra i testi in inglese, combattuta tra l'inevitabile attrazione per la carta stampata e la consapevolezza di una non adeguata padronanza della lingua, quando il mio campo visivo ha catturato il nuovo libro di Eve Ensler, "I am an emotional creature". Un'istantanea rivelazione. Quel titolo mi ha ricordato quello che realmente sono, che sono abituata a sentire e sentirmi.
Forse mi sento ancora, ma non mi ascolto piú molto.
Le parole scritte sono il mantello col quale mi copro, parlo di me per mettermi a tacere.

A volte,peró, soprattutto al risveglio, sono nuda, completamente esposta a emozioni recondite e immediate.
Sono un neonato dopo il bagnetto, sul fasciatoio un attimo prima che l'asciugamani e il calore umano addormentino il freddo.
Ognuno trema per motivi diversi e ugualmente importanti.

Piú interessante é scoprire cosa, o chi, riesce a restituirti il tepore.



La festa della musica parigina.

(quattro amici
ritmi diversi
a ogni angolo danze sfrenate
trenini in piazza
il riso facile
e
sorrisi di sconosciuti
gesti d'innamorati

che non sono io
ma non importa

la felicitá é bellezza da ammirare
anche quando non é tua.)



Una poesia che ho ispirato.

(scrive
pensando a quello che sono io
al dove
al come
al quando
e mi coglie
in quello che ho dentro
pur conoscendomi da lontano
mi forgia
a immagine e somiglianza
di come sono veramente.)



Il biglietto del ritorno da Parigi.

(Non ho dimenticato
il posto da dove arrivo
né il posto dove andró.

Bologna
Cascais
i vostri visi amici
l'estate portoghese
la mamma
e
mia sorella
non uno
ma due soli nel mio sistema

nella testa
l'oceano.

C'é sempre tempo per tornare
ma che sia tra non molto
lo preferisco.

...Forse lo pensa
anche quel gabbiano
parigino.)



Un elettrone.

(Conversazioni e contagi
folie à deux
marlene kuntz e altre storie
dentro giri vorticosi
attorno a nuclei lontani
di desideri e ricordi
dolori vecchi e nuovi
scoperte
comprensione
e
tenerezza distante.)



Un errore di "lettura".

(sprofondata nel libro
testa china
la metro che corre
e
la tua fermata
corre anche lei.

Te ne accorgi tardi
ti ritrovi a sorridere
come un'idiota
felice del giro in cittá

ti senti libera
sottoterra

ce n'é di gente strana
a questo mondo.)

Nessun commento:

Posta un commento