mercoledì 25 agosto 2010

Douro shit Valley

La mia famiglia é un fumetto. Gli amici dei miei anche.

Un paio di settimane fa siamo partiti, in nove, per il Nord del Portogallo, alla scoperta del fiume Douro.
La presenza di bambini é stata caldamente evitata, all'unanimitá e con sommo piacere di tutti, cosí le piú giovani eravamo io e mia sorella.
Siamo arrivati sul posto il venerdí pomeriggio. L'alloggio incantevole, un'antica villa portoghese restaurata e impreziosita dalla location, altrettanto splendida. Colline ricolme di vigneti, il fiume silenzioso nel mezzo. Questa la vista di cui ci siamo ubriacati per tre giorni.

Ma si sa, non si vive di sola poesia. Tutt'altro.

Per la giornata di sabato il programma prevedeva la bellissima e LUNGHISSIMA crociera sul fiume. Partenza in taxi dall'hotel per raggiungere l'imbarco: ore 7.45.

L'essere umano é, inutile raccontarsi balle, triviale. I bisogni primari monopolizzano il suo pensiero. Se cosí non fosse, non si chiamerebbero "primari".
Per la serie: per vincere il Nobel c'é sempre tempo, ma la cacca devi farla tutti i giorni.

Ecco.

A colazione le prime, falsamente innocue avvisaglie.
Tavola rotonda, discorso prevalente: il gabinetto. La sveglia antelucana aveva gettato tutti nella preoccupazione, dovuta a un senso di "non risolto", di "faccenda in sospeso".

"Ah io in genere dopo mangiato devo correre in bagno, ma oggi mi sa che non ne avró il tempo".
"Sí se non ci vado poi mi sento scombussolato tutto il giorno".
"Io mi sono svegliata alle sei, cosí sono riuscita ad andarci con calma".
"Vado fuori, provo a fumare una sigaretta, di solito dopo il caffé funziona".
E cosí via.

Inutile dire che alla fine NESSUNO abbia portato a termine l'arduo compito.

Durante la crociera, non so bene se per tenerci impegnati o per qualche altro oscuro motivo, non hanno fatto altro che servirci da mangiare.
Colazione (bis per noi, visto che avevamo giá fatto il pieno in hotel), aperitivo, pranzo, merenda merendina merendetta merendona. Burp.

Satolli come foie gras, alla fine del viaggio siamo scesi dalla barca ondeggiando, stremati da cibo, sole e vento. Se ci avessero frullato, il risultato sarebbe stato lo stesso.
Tornati in hotel, dopo la doccia e un po' di relax, a cosa ci siamo dedicati?

Chiaramente alla cena.

Crampi alla mandibola, per eccessiva attivitá di masticazione. Il peggio é arrivato dopo.
I dialoghi si sono concentrati sugli aggiornamenti dalle varie casas de banho.

"Niente io non ce l'ho fatta neanche stasera" (furia francese, ritirata spagnola, anche in Portogallo)
"Io sí ma non alla perfezione, mi sento gonfia" (meglio feriti e non morti)
"Io non ci ho neanche provato" (la voce della disfatta)
"Ragazzi, se volete io ho le mie pillolette, sono vegetali, vado a prenderle e domattina sarete a posto" (a mali estremi, estremi rimedi)

Io, mia madre e mia sorella abbiamo accettato la "soluzione finale".

La notte é trascorsa tranquilla.
Al mattino, dopo un velocissimo passaparola si é appreso che piú o meno tutti (anche chi non aveva preso le famose pillole) erano dovuti correre in bagno, piú e piú volte.

Sul terrazzo dell'hotel, tra una seduta e l'altra si teneva la contabilitá.

"Io sono andata giá due volte".
"Io tre, e ho ancora maldipancia".
"Io sto bene, ci sono andata solo stamattina, una volta" e due minuti dopo "Scusate ragazzi, non so cos'é successo, forse parlandone si é smosso qualcosa, devo assentarmi per una riunione importante".

Discorsi di una certa levatura.
Per non parlare della ricerca sfrenata dei motivi del cagotto generale.
Troppo sole troppo vento troppo freddo troppo cibo troppe bevande gelate troppa stanchezza.

Troppe chiacchiere.


Intanto io me la tiravo alla grande, quasi vantandomi di non aver avuto alcun problema nonostante i lassativi. Brava la scema.

Ovviamente dieci minuti prima della partenza, GRUMBLE-GRUMBLE, strani movimenti.

Fiduciosa nelle mie capacitá di tenere la situazione sotto controllo, siamo ripartiti per tornare a Lisbona, quasi tutti piú leggeri e un po' disidratati.
Mia sorella, taglia 38, di profilo praticamente sembrava un foglio di carta velina.
Vabbé.

Tappa a Lamego, cittadina a una quarantina di km da dove eravamo.
Grazieadio mia madre é un'appassionata di matrimoni (non suoi, degli altri), cosí ci siamo fermati sul posto piú del previsto perché lei assistesse all'uscita degli sposi dalla cattedrale (ha anche lanciato il riso, nonostante non c'entrasse NIENTE.
Prezzemolo in ogni minestra, vecchio detto sempreverde)e io ho avuto l'imperdibile possibilitá di visitare il bagno del bar vicino, superando finalmente la mia resistenza nei confronti dei gabinetti pubblici.

In tutta onestá, non so quanto sia da imputare alle pillole e quanto agli orribili vestiti portoghesi da festa.

L'importante, comunque, é che ci sia stato il lieto fine: "vissero felici e contenti" non solo gli sposi, anche noi (c'era chi temeva che decorassi la tappezzeria dell'auto. Malfidati.).

Un po' meno felici i proprietari del bar.

Il viaggio di ritorno ha potuto quindi svolgersi senza problemi, con grande sollievo di tutti.

POST SCRIPTUM:

In molti pensano che, superati i sedici anni, andare in viaggio con i propri genitori e i loro amici non sia il massimo.

Niente di piú sbagliato, per diversi motivi:

1)di solito si viaggia piú comodi (sia io che Marina abbiamo sfruttato la distanza CasCais-Piñhao-all'incirca quattro ore-per dormire sprofondate nei sedili posteriori delle auto. Come due neonati. Bavetta alla bocca compresa. Per non parlare della camera doppia con bagno e vista sul fiume.)

2)c'é sempre chi decide al tuo posto dove andare e cosa fare (trattandosi di persone con una certa esperienza, quasi sempre si va sul sicuro, e tu "ragazzina/o" puoi limitare al minimo i tuoi sforzi cognitivi e lasciarti coccolare come un bruco nel bozzolo.)

3)difficile che ci siano problemi di convivenza (gli adulti tendenzialmente badano ai fatti loro, tu ventenne rappresenti un simpatico surplus con cui scambiare quattro chiacchiere o di cui tutt'al piú ridere-soprattutto se te la stai facendo addosso nei momenti meno opportuni-e non devi dividere la stanza o l'appartamento con altri diciotto amici scalmanati in piena frenesia isterica da vacanza estiva.)

4)impari un sacco (per esempio, che le mogli prendono aria dai mariti riunendosi con altre mogli e sciorinando argomenti svariati, il piú delle volte esilaranti, sfoggiando grande sarcasmo e battute al vetriolo, provando un malcelato piacere nel dirigere i loro divertenti attacchi ai rispettivi mariti. Gli uomini, invece, bivaccano tra loro parlando soprattutto di quant'é duro e stressante il loro lavoro, ma cavolo quant'é figo, oppure di sport, viaggi, esperienze e loro da ragazzi ma quante ne facevano. In questo modo intessono certosinamente la trama sottile del loro smisurato ego di maschietti alfa. Da queste strategiche, intelligenti e naturali separazioni di genere derivano probabilmente la tranquillitá e la piacevolezza delle ore passate tutti insieme.)

5)se hai, come me, una sorella che di solito impiega due ore per prepararsi a uscire, ti accorgerai di come magicamente si trasformi e sia capace di essere pronta in venti minuti, quando non é contemplata la possibilitá che qualcuno dei suoi amici la veda con un capello fuori posto.

mercoledì 18 agosto 2010

Face-boom!!

Dopo il 20 del mese non si parla piú di agosto. Si parla di "fine dell'estate". Eccheccazzo.

Non capisco proprio questa moda dilagante, questa tendenza al catastrofico, che ti fa passare il resto (non la fine, IL RESTO) dell'estate con una malinconia untuosa addosso, che sa giá d'inverno e freddo anche se il sole continua a ustionarti e se ne fotte, giustamente.

Primo diffusore della psicosi, l'amato/odiato FACEBOOK, con i soliti, noiosissimi post.
Un paio di esempi.

"Mancano solo poche settimane e anche quest'estate 2010 finisce portando con sé mille ricordi".

OOOOOOHHHH ma non ti pare di precorrere un attimino i tempi?! Mancano SETTIMANE, e giá avvilisci chiunque abbia la sfiga d'incorrere nel tuo link?! Rilassati! E poi, onestamente, non mi pare giusto che uno dei MIEI mille ricordi estivi debba essere 'sta cazzata.

Un'altra perla telematica:

"Ultimi giorni di mare, e poi si ritorna alla solita routine."

...Link pubblicato da un operaio che lavora dodici ore al giorno 350 giorni l'anno e aspetta le ferie come i fedeli aspettano il verificarsi di un miracolo?

OVVIAMENTE NO.

Generalmente si tratta di ragazzi/e di etá inferiore ai 25, la cui "solita routine" consiste nel godersi la vita senza grandi responsabilitá e preoccupazioni.
Amico/a, SVEGLIA.
Se andare a scuola o all'universitá, al limite lavoricchiare, uscire e cazzeggiare ti deprime, in bocca al lupo per il resto dell'esistenza.

Cosa pubblicherai quando avrai un biberon in una mano, il blackberry di lavoro che trilla ogni trexdue nell'altra, il tuo primogenito che cerca di aprirsi il cranio in giardino, il cane che sbrana il gatto del vicino e soprattutto tua/o moglie/marito che ti dice che il prossimo week end, che avresti volentieri dedicato al tuo hobby preferito (che sia pesca, giardinaggio o arrampicata poco importa) sará invece SACRIFICATO (questo sará l'unico termine che ti verrá in mente) ai tuoi suoceri che hanno quella SPLENDIDA VILLETTA ISOLATA IN CAMPAGNA (a settecento km da dove abiti tu, da percorrere con una monovolume scassata e stracolma), dove i bambini (tuoi e dei fratelli di tua moglie/marito, quindi una quindicina di marmocchi schiamazzanti tra 0 e 12 anni) possono giocare liberamente?

E bada, ho scelto l'opzione "famiglia (relativamente) felice".

Allora, "amico" di Facebook che appesti le bacheche di cani&porci, compresa la mia, piuttosto che consumare gli ULTIMI, PREZIOSISSIMI giorni d'estate abbuffandoti di paranoie prive di fondamento, vai al mare, esci, vai a cavallo, in crociera, in campeggio quellochetipare ma liberaci da quest'angoscia collettiva.

Amen.

mercoledì 4 agosto 2010

Niente principi ma opere di bene.

Non voglio vederti arrivare sul cavallo bianco

ti preferirei
forse in groppa al bianconiglio
sulla strada
del paese delle meraviglie

Il nostro.

Senza fretta, peró.

martedì 3 agosto 2010

Viaggiare.

Sono nuvola
gonfia di pioggia

sorvolo terre di mezzo.

Bastimento vaporoso
dentro cieli sempre diversi
eppure
ugualmente miei.

Puoi chiamarmi Libertá
se vuoi
e Precipitazione;

ovunque io cada
sono a casa

ché l'acqua non ha governo

si lascia trasportare

trasportando.

Ogni luogo
é sua fonte
e terra di passaggio.