mercoledì 29 settembre 2010

Les enfants terribles

Ci sono tanti tipi di risvegli.

Apri gli occhi, anzi neanche li apri, semplicemente allunghi il braccio e trovi qualcuno, o qualcosa.
Un gatto un uomo tua sorella un'amica un amico un vuoto. Magari tutte queste cose insieme. In quel caso non hai bisogno di cercare, la scomoditá dei dieci cm che occupi é giá un valido informatore.
Per quanto mi riguarda, dormire con mia sorella é sufficiente per rischiare di crollare giú inesorabilmente ogni cinque minuti, perché lei si muove continuamente, nuota nel letto, e fra calci, gomitate e posizioni assurde ti sembra di essere a un concerto, sul parterre.

A volte nel letto trovi chi non vorresti trovare, a volte non hai neanche bisogno di stendere il braccio, sai giá cosa o chi c'é, o chi vorresti che ci fosse e invece non c'é.
Altre volte sei ben contento di startene da solo, a rotolarti come un involtino nel sugo caldo delle coperte invernali, apprezzando una solitudine genuina, che non é solitudine, é spazio che ti sei concesso.

Io dico che i risvegli sono importanti.
I momenti prima di dormire, comunque, lo sono di piú.
Ieri sera é stata una risata continua, da crampi allo stomaco e alla mandibola.

L'affinitá tra le persone é un'alchimia misteriosa, quando c'é sembra che tutto combaci perfettamente, e l'eco emotiva che ne deriva diventa altisonante, ti svuota la mente. Stai bene e basta.

Ho una nuova amica, una grande nuova amica. E' francese, parla poco italiano, l'ho conosciuta per caso e al momento siamo inseparabili. L'ho soprannominata CaraCaró, si chiama Caroline. E' una compagna di giochi, di cazzate, di cori psuedo-francesi o pseudo-italiani per le strade di Bologna, di discorsi impegnati e di pensieri da enfants terribles.
Spiegare cosa sia un'amica non é facile, mantenerla ancora meno, ma quando la trovi la riconosci, e di questo ne sono sicura.

Le ho prestato un libro in italiano, un libro dalla scrittura piuttosto semplice, ma che ho apprezzato molto. "Il giorno in piú" di Fabio Volo. Stanotte ne stava leggendo qualche pagina, e quando non capiva mi chiedeva cosa significasse questo o quello.

Complici lo spritz e il cicchetto che sono stata liberamente costretta a bere dal barista "di fiducia", se cosí si puó chiamare un individuo che tenta (con scarso successo, in ogni caso) di alcolizzarti, non ne azzeccavo una. Pensandoci, probabilmente sarebbe stato lo stesso anche senza spritz e cicchetto, fatto sta che di sicuro non hanno aiutato.

"Apro la finestra. Non fa molto freddo, ma mi porto ugualmente un maglioncino." Questa la frase del libro incriminata.
CaraCaró mi ha chiesto: "Cosa significa 'mallioncino'??" (sí, mallioncino, l'ha detto cosí), e io le ho detto tranquillamente: "Poule" (pronunciando "pul").
A quel punto lei ha sgranato gli occhi e con aria incredula ha quasi urlato:"Pul?!?!?"

Ecco come risultava, grazie alla mia traduzione, la frase che stava leggendo:

"Apro la finestra. Non fa molto freddo, ma mi porto ugualmente un POLLO." Eh certo, chi non porta con sé un bel pollo per riscaldarsi. Magari allo spiedo, con due patatine di contorno.

Dopo un quarto d'ora di risate, si é capito come fossi riuscita a fare un tantinello di confusione, pronunciando "pul" invece che "piul" (ovvero "pull", pullover, mallioncino o maglioncino, che dir si voglia).

L'infelice quale sono ha continuato a prendere a cazzotti il francese poco dopo.
Caró ha commesso il grave errore di domandarmi il significato di "bagnato", per la frase: "La cosa peggiore con questo metodo é che se un giorno sudi quegli indumenti rilasciano un odore tremendo. Di cane bagnato."

Con non-chalance le ho risposto, pronta:"mué!" (mouet).
Stavolta peró non si é fatta fregare, mi ha guardato con aria canzonatoria (giustamente, oserei dire) e mi ha detto: "muet?? un chien qui ne parle pas??" (Muto?? Un cane che non parla?!?!)
Ora, se conoscete l'odore di cane MUTO, e se quest'odore somiglia all'odore di umido, fatemelo sapere per favore. Potrei recuperare un minimo della mia reputazione.

Insomma, la parola che avrei dovuto pronunciare é "muié" (mouillé=bagnato), non "mué" (muet=muto).

Una serata faticosa, un'esplosione di risa inarrestabile, e la soddisfazione di addormentarsi felici come due pupette.

Come ha detto qualcuno "Les beaux esprits se rencontrent."

lunedì 27 settembre 2010

La mia (anti)nonna.

Mia nonna é una persona straordinaria, e su questo non ci sono dubbi.
L'adoro per milioni di motivi diversi, uno di questi é il suo modo di essere l'Anti-Nonna per eccellenza, diversa dalle vecchiette tradizionali, dolci, accomodanti e amanti della cucina.
Mia nonna detesta cucinare, le sue polpette sono grandi come uova, perché cosí dice che ci mette meno a farle, e "invece di mangiarne sei ne mangi tre" (non fa una piega, e comunque sono buonissime), é sarcastica e tagliente come pochi, a volte decisamente acida (da qualcuno avró pur preso), estremamente simpatica, e dolce a modo suo.
So che ama me e mia sorella al di lá di ogni immaginazione, e conosco i sacrifici che ha sempre fatto e continua a fare per noi.

Ma come sa farmi innervosire lei, nessuno.

Ultimamente ce l'ha con me.
Il motivo? Il mio terzo tatuaggio, che tra l'altro non ha neanche visto. Mia madre, genio incontrastato del male, le ha gentilmente comunicato la lieta novella, e il risultato é stato un caloroso invito a non presentarmi alla sua porta qualora decidessi di passare da Taranto.
In realtá, le sue precise parole sono state:"Quando vieni te ne vai direttamente a casa tua, piccé ije no t vogghie vdé!". Grazie.
Ad ogni modo, non sono preoccupata. Mia nonna é una che si fa scivolare le cose addosso facilmente. Sí. Un paio di giorni fa (una settimana dopo aver fatto il tatuaggio) le ho telefonato. Brillante conversazione, durata ben 15 secondi.
Anche stasera l'ho chiamata.

"ciao nonna"
"m...ciao"
(splendido inizio)
"ehm...come stai?"
"bene tutto bene."
"ah, sei andata in chiesa oggi?"
"no."
(pensapensapensa cosa posso chiederle adesso?!)
"...ho capito."
"..."
"..."
"ehm...va bene..."
"ciao."

click.

Ottimo. 32 secondi, contando anche le pause alla Celentano. Si migliora.
Insomma, chi si accontenta gode.


Io nel frattempo cerco di dominare il folle impulso di scagliare il cordless contro il muro.

mercoledì 8 settembre 2010

Il Paese degli ombrelloni volanti.

Mia sorella lo chiama
il Paese degli ombrelloni volanti

Il mondo lo chiama Portogallo

io dico
ha ragione lei.

In quel luogo
la luce é luminosa

proprio cosí,

l'azzurro t'imprigiona
il vento ti sprigiona

tutto volteggia
lettini asciugamani ombrelloni

perfino
i tuoi pensieri

si lasciano portare

e tu
che fai
li lasci andare.