martedì 28 maggio 2013

Esercizi di fantascienza.

Un paio di giorni fa non avevo un granchè da fare in ufficio, così ho pensato di aggiornare il mio profilo professionale su Linkedin, noto social network per lo scambio di informazioni prettamente lavorative. Ho scritto e modificato qua e là, aggiunto e tagliato pezzi e alla fine ho dato un'occhiata al prodotto finale, e ho pensato: ma che schifo.

C'è da essere obiettivi, suvvia. Sono un esemplare di laureato a tre stage, mostro futuristico recentemente scoperto e in forte espansione grazie da una parte alla grande capacità di adattarsi agli ambienti più di merda che si trovino in giro, dall'altra alla facilità con la quale si lascia trombare. Soprattutto dalle aziende. E, un po' come un pesce a tre teste risultato di qualche incidente nucleare, la mia generazione e quelle contigue fanno scalpore, e lo Stato, come ha detto qualcuno, si costerna s'indigna s'impegna poi getta la spugna con gran dignità.

Voglio dire, nel corso di due anni abbastanza inutili sono partita dalla posizione di "stagista" per poi passare trionfalmente all'upgrade di "stagista" e in ultimo, come a coronare la sfilza di successi e competenze acquisite, sono approdata all'importante ruolo di "stagista". Per la terza volta. E neanche la soddisfazione di essere l'unica a vantare una carriera di tale caratura.
Ditemi voi se io e i miei colleghi/amici/varie ed eventuali non possiamo definirci i veri OGM del XXI secolo. Ok, non siamo geneticamente modificati in senso stretto e nessuno ha (ancora) mai pensato di impiantarci un elettrodo in testa, ma in fondo non ci hanno instillato tante altre fregature che difficilmente riusciremo a sradicarci dal cervello?

"Dottore, come sta il paziente?"
"Insomma, arranchiamo, i livelli di motivazione stanno scendendo velocemente"
"Che possiamo fare? Una piccola dose di auto-efficacia in vena?"
"Sarebbe la terza infusione, rischiamo un disturbo di personalità narcisistico. Io proverei con dieci millilitri di senso di responsabilità"
"Responsabilità a un paziente al terzo stage?! Dottore, non crede che sia un azzardo? Forse stiamo chiedendo troppo a questo corpo?"
"Finchè la motivazione non risale non possiamo che fare dei tentativi"
"D'accordo dottore, allora procedo".

E dieci minuti dopo:

"Dottore, la motivazione scende ancora, il senso di responsabilità senza motivazione sta mandando in tilt il sistema degli incentivi. Lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo! Di questo passo andrà a coltivare avocados in Siberia!"
"Non ci resta che l'ultima spiaggia: mi chiami la madre del paziente, a questo punto solo la riattivazione dell'antico riflesso di suzione provocata dalla tetta può rimettere a posto le cose".

Ecco cosa siamo, cavie sommerse, nel senso che neanche ci riconoscono la condizione di soggetti sperimentali.

Va bene, la mia è una provocazione (volendo anche una deformazione sentimentale, visto che vivo insieme a un medico), però siamo chiari: siamo bestie che tutti vogliono e alla fine nessuno prende.
Alle volte, poi, immagino me e i miei compari come delle specie di furetti evoluti e nevrotici, quegli animali nati per essere liberi e costretti a vivere in cattività per la sfiga che hanno di avere un bel faccino e la capacità di capire in fretta dove non possono sporcare.

La mia generazione è fatta di gente sveglia, giovane, e normalmente abbiamo anche dei bei musetti, sì.

E questo è tutto quello che ho da dire oggi, adesso scusate me devo prendere le mie due compresse quotidiane di forza di volontà.



domenica 19 maggio 2013

Grigliata impollinata.

Da questa giornata una cosa l'ho capita: non siamo compatibili con le gite fuori-porta.
Eh sì, perché se ogni volta che ci proviamo l'epilogo è una corsa verso casa per ristabilire il già precario equilibrio psicofisico, tanto vale rassegnarsi a passare i fine settimana sbrodolando bava sul divano.

Esagero? Forse. I fatti, però, dicono il contrario.
Tra l'altro pare che sia io che il mio ragazzo abbiamo una speciale attitudine a trasformarci in mostri davanti a gente appena conosciuta (vedi episodio Terme di Saturnia stramaledette).

Lo so che così non si capisce niente, ora mi spiego.

C'è che ci invitano a una grigliata in un parco, per passare un sabato diverso e fare qualche nuova conoscenza che non fa mai male, anzi. E allora diciamo sì con grande piacere all'allettante prospettiva di mangiare come se non ci fosse un domani in compagnia di un gruppo di aspiranti amici.

E per un po' sembra proprio che la giornata andrà liscia come l'olio, perché il gruppo è un bel gruppo, in poco tempo dal vostro arrivo avete disinfestato una parte del territorio da bambini schiamazzanti, e il posto oggettivamente merita nonostante il sole un po' indeciso, non sa bene se unirsi alla festa o optare per l'asocialità dietro un paio di nuvole obese.

Sciaguratamente, poco dopo si manifestano i primi segnali di rottura dell'armonia, quando ti accorgi che il tuo ragazzo ha iniziato a starnutire e lacrimare praticamente senza tregua; al che inizialmente pensi che vabbé, è la solita allergia ai pollini che ogni tanto si fa viva. Gli chiedi se sia tutto ok, lui ti risponde che sì, si deve solo abituare -mah- e poi gli passa. Sarà.

Nel frattempo un po' assiste e collabora alla preparazione del barbecue, un po' intrattiene il pubblico con la chitarra.
Tu lo tieni d'occhio comunque, fiutando puzza di bruciato grazie alla ben nota propensione femminile a non dare mai nulla per scontato e soprattutto all'incapacità pervasiva di prendere le cose con leggerezza. Che siamo onesti, alle volte è una grandissima rottura di coglioni, ma in altre occasioni si rivela l'antesignana di quella temibile frase che recita: "Io te l'avevo detto".

Tant'è che una mezz'ora dopo la situazione sta evidentemente sfuggendo di mano. Il soggetto allergico sopracitato sta subendo una progressiva e neanche tanto trasformazione in rospo preistorico, gli occhi iniettati di sangue e gonfi come i cuscini del divano su cui avreste fatto meglio a passare la giornata. A quel punto gli dici che forse è il caso di chiedere a qualcuno se abbia per caso un antistaminico appresso, visto che l'epifania del momento ti mostra improvvisamente l'erba alta un metro e tutto il benedetto sperma di albero svolazzante attorno. E lui ti dice che no, non è necessario, adesso gli passa, e mentre te lo dice si sfrega gli occhi rischiando seriamente di cavarseli.

E qui avviene anche la tua, di trasformazione. Sindrome premestruale unita alla visione di comportamenti irrazionali et inspiegabili uguale ira funesta e/o isteria. Cerchi di non urlare quando gli comunichi col tono più acido che un uomo abbia mai sentito uscire dalla bocca di una donna: "non ti strofinare gli occhi con quelle mani, che hai toccato il cane l'erba la griglia la carne" e i miei nervi, vorresti aggiungere ma per adesso ti risparmi visto che hai già fatto abbastanza con la vocetta di chi parla digrignando i denti. Lui reagisce irritandosi, chiedendoti stizzito di non guardarlo come se fossi al capezzale di un morto.

Inutile dire che da questo momento in poi gli obiettivi di socializzazione della giornata siano andati in gloria.

Aspetti altri dieci minuti cercando di distrarti chiacchierando col resto della truppa, finché si riaccende la speranza quando una delle ragazze ricorda di avere con sé un antistaminico e lo offre al mutante, che lo accetta probabilmente rendendosi conto che la tecnica dell'attesa si sta rivelando un fallimento totale.

Passa un'altra mezz'ora e la situazione non migliora, oltre al gonfiore compaiono dei bozzetti intorno agli occhi, tipo punture di zanzara. Il malcapitato ti chiede gli occhiali da sole, li indossa e continua a suonare la chitarra e a tutti ricorda Ray Charles, non solo per gli occhiali scuri ma anche per il mood. Tu sì che sei soul, ragazzo.

Poi, finalmente, si arrende.

"Dai adesso andiamo, non ti si può guardare e non ti passa, ci sono troppi pollini qui"
"Va bene..." e lo vedi che è mortificato perché crede di averti rovinato la giornata. E invece no, sei solo preoccupata che gli passi in fretta 'sta reazione esagerata.

Salutate velocemente tutti, dispiaciuti anche loro, e sdrammatizzate che la prossima volta vi porterete dietro un camion di antistaminici; raccogliete i vostri trozzoli e il cane che è l'unico che è riuscito a mantenere una parvenza di serenità, e andate via.

In macchina guidi tu per ovvie ragioni e sulla strada lui ti spiazza dicendoti "amore, non è che sono allergico a te?".

Lo guardi concentrando nello sguardo tutto lo sturm und drang da sindrome premestruale, lo vedi con quegli occhi semichiusi e doloranti che abbozza un sorriso sornione, e allora disperdi ormoni come vapore acqueo e sorridi anche tu nel constatare che la voglia di scherzare non gli manca proprio mai.

E' forse per questo che lo adori anche quando la sua testardaggine sarebbe da dichiarare illegale e da denunciare alle autorità competenti.



P.S. Tanto per la cronaca, siamo sopravvissuti entrambi. Dopo due antistaminici e il cortisone l'emergenza è rientrata, anche se lui ci metterà un po' a riprendersi dall'ottundimento da farmaci.
Inutile dire che non sia ancora una bellezza nonostante "l'edema agli occhi", come si dice in medichese, sia diminuito.

E infine rivolgo un vaffanculo di cuore alla primavera 2013, ammesso che sia consentito chiamarla così, visto che per un giorno di sole se ne scontano poi cinque di pioggia con la naturale conseguenza dell'esplosione incontrollata dei pollini, ormai universalmente riconosciuti come bombe a orologeria dagli effetti nefasti.







domenica 12 maggio 2013

Mammite cronica.

Credete che sia semplice
crescere un individuo
-anche più di uno-
convincendolo che non avrà
-mai nella vita-
un solo motivo valido
per dubitare delle vostre intenzioni?

Questo è l'incantesimo della mamma

l'inarrestabile coraggio di andare oltre
i vostri deprecabili difetti
il vostro egoismo
l'inclinazione alla polemica
il grande limite di non riuscire a vedere
al di là delle cose.

Potrete essere i figli migliori che si possano desiderare
in alcune circostanze sarete comunque i peggiori
va da sè che lo saprete benissimo
e nonostante voi
lei fará sempre quello che è giusto
se necessario
-e spesso lo sarà-
spingendosi lontano
dalla sua natura
-precedente a quella di madre-
di donna.

Sarà presente
anche a centinaia di chilometri da voi
saprà scegliere parole che altri non trovano
saprà lasciarvi andare per la vostra strada
quando sarà il momento
e riprendervi in tempo
quando una segnaletica ambigua
vi avrà depistato.

Saprà fingere di non soffrire affatto
unicamente per farvi ridere

vi insegnerà così
-non ve ne accorgerete neanche-
la dignità del dolore
e la forza di sconfiggerlo.

Sarà a un passo dalla vostra guancia
quando avrete bisogno urgente di una carezza
saprà dirvi parole dure
con la stessa dolcezza dei cuccioli di cane.

Sarà a lei che dovrete
quello che gli altri ammireranno in voi

e non penserà mai che siate sbagliati
perché diversi da lei.

Questa è mia madre
e se avete l'inestimabile fortuna
di vedere lo stesso nella vostra
state pur certi
che sarete delle ottime persone

di quelle che
col tempo migliorano
ed è veramente difficile
che succeda qualcosa di diverso.

mercoledì 1 maggio 2013

Condizionale presente.

Mi capita di vedere la foto di un papà qualunque, un papà che non sei tu ed è il papà di un altro e io non lo so fino al momento in cui penso "dev'essere suo padre".
E' così che succede che ti penso più del solito, e mi domando,

se fossi ancora qui


qualcuno direbbe lo stesso? Direbbero "dev'essere suo padre" notando una certa somiglianza tra me e te?

E tu

mi chiederesti di ringraziarti per l'altezza che mi hai regalato (?)
mi diresti che somiglio di più alla mamma e Marina di più a te, oppure il contrario (?)
mi diresti che sei felice che io scriva ogni tanto, perché da ragazzo lo facevi anche tu (?)
mi dedicheresti una poesia (?)
mi diresti che sono diventata bella (?)
mi abbracceresti (?)
mi faresti ridere (?)
saresti orgoglioso di me (?)
saresti deluso da me (?)

capelli, ne avresti ancora (?)
le tue splendide mani, sarebbero ancora come me le ricordo (?)
avresti un po' di pancetta (?)

ti incazzeresti perché in Italia non si trova lavoro (?)
ti incazzeresti perché a Taranto di lavoro si muore (?)

ascolteremmo mille volte insieme De André (?)
parleremmo di politica di sesso di amore (?)
giocheresti col mio cane (?)
ricorderesti il tuo gatto guardando il mio (?)


saresti felice (?)




-Il condizionale presente è la forma semplice del modo condizionale. Si adatta principalmente a descrivere situazioni e abitudini subordinate a una certa condizione, e in questo caso: Se Tu Fossi Ancora Qui.
La caratteristica di indicare un evento non reale o impossibile rende il condizionale adatto all'uso nel periodo ipotetico.-