sabato 24 dicembre 2011

Canto di Natale di Paperino.

Sono arrivata in FranciabarraSvizzera (dico sempre così perché siamo al confine) due giorni fa, nella confusione mentale più spinta degli ultimi vent'anni. Mi spiego meglio.

Il giorno prima della partenza sono andata a ritirare un chilo e duecento grammi di costosissimi tortellini fatti a mano, espressamente richiesti all'incirca un mese fa da mia madre per il pranzo di Natale.

"Mi raccomando visto che parti domani conservali al fresco, tipo in terrazza, poi attenta a non capovolgere la scatola non inclinarla non sballottarla curali amali sii ossequiosa nei loro confronti prima di mangiarli e digeriscili con classe", queste più o meno le parole della sfoglina autrice di cotanta opera culinaria. Un tortellino è per sempre, mi vien da dire. Altro che i De Beers.
Insomma le sante reliquie sono state adagiate sul davanzale della finestra dove hanno riposato un giorno e una notte prima di essere portate alla volta della FranciabarraSvizzera.
Volo con scalo: Bologna-Roma, Roma-Ginevra. Primo volo: ore 7.10. Orario comodo, se la sera prima sei andato a dormire alle 19.30; sveglia alle cinque per essere in aeroporto alle sei.

Ora, non so se sia stata la stanchezza, la fretta, l'attesa, un'ossigenazione cerebrale insufficiente, la vita che è come una scatola di cioccolatini, non lo so fatto sta che mentre percorrevo la scaletta che mi avrebbe condotto all'aereo che da Roma sarebbe andato a Ginevra, nefasta illuminazione: PERCHE' HO UNA MANO LIBERA?

Tragedia.

I TORTELLINIIIII LLINIIII INIII NIIII IIII..................

Manifesto affisso davanti agli occhi: SONO UN'IMBECILLE
In alternativa: MIA MADRE CI RIMARRA' MALISSIMO
Oppure: 40 EURO NEL WATER
O ancora: NO TORTELLINI, NO CHRISTMAS.

Perché sapete, quelli non erano solo tortellini, erano I TORTELLINI.

"Hai ordinato i tortellini?"
"Sì mamma li ho ordinati, stai tranquilla!"
"Eh. Ricordati di ritirarli poi!"

"Mamma ogni volta con 'sti tortellini che da portare in viaggio sono una rottura di palle."
"Eh per una cosa che ho chiesto devi fare storie e che cos'è ma è uno schifo con tutto quello che si fa per te e che cavolo ecc ecc."

Non so se mi spiego: con la mia dimenticanza è un po' come se avessi bruciato la bandiera della pace in pubblica piazza.
Credo seriamente che nel realizzare di averli lasciati sull'autobus avessi la stessa faccia di uno a cui hanno appena dato un pugno nello stomaco.
Ho preso posto sull'aereo, il sedile mi sembrava fatto di ceci. Ero sul punto di lasciarmi ufficialmente andare alla disperazione quando lo steward mi ha regalato speranza.
L'ho guardato con un'espressione che neanche mi trovassi in chiesa a chiedere l'elemosina.

"Scusi, mi è appena venuto in mente che ho dimenticato una cosa sull'autobus..."
"Ah, adesso vediamo che possiamo fare, non si preoccupi."
"Grazie mille."

Nell'attesa ho mandato una decina di messaggi alla mamma (in parte anche per darle il tempo di sbollire il nervosismo per la notizia) pregandola di non rimanerci troppo male perché proprio non avrei voluto e non so come sia potuto succedere e sono proprio una cretina e mi dispiace e sono mortificata ecc. ecc.

Risposta: OK.

Pensandoci, credo che andasse letta al contrario: KO.

"Abbiamo chiamato l'autista, stiamo controllando eh?"
"Ok la ringrazio, è gentilissimo."

Alimentata da nuova speranza come un uccellino appena nato. Appunto, non era speranza, era un verme.

"Signorina non c'è niente sull'autobus, mi dispiace."
"...ah...ok...grazie, non importa."
"No mi dispiace, magari era un regalo..."

Non lo so, se al posto del dito ci vuoi mettere una gamba intera nella piaga, fai pure eh.

"Sì guardi ma non fa niente, grazie per il tentativo."

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ma com'è possibile? Non è possibile, è ovvio, visto che li avevo dimenticati sul primo autobus, quello che dall'aereo proveniente da Bologna ci ha scaricati alla zona dei transiti internazionali consentendoci di raggiungere il secondo autobus e di conseguenza il secondo imbarco.

Bene, brava, BIS.

Arrivata a Ginevra avrei preferito mandare avanti il mio zaino perché incontrasse lui per primo mia madre e mia sorella, che nel vedermi si sono comportate come se l'incidente diplomatico non si fosse mai verificato. Adorabili.
Hanno rimediato riempiendomi successivamente di battutine alle quali non mi è parso il caso di replicare.
Dulcis in fundo, a casa dei miei ho cercato per una ventina di minuti il cellulare che avevo lasciato in macchina.

Non so a chi ho affittato il cervello, per intenderci.



Buon Natale a tutti. Vi voglio bene!

mercoledì 14 dicembre 2011

Dell'Umana Commedia.

Nel tuo girone personale
prendi dentro anche me;

non per restarci

ma per venirne fuori
trascinandoti con me.

mercoledì 7 dicembre 2011

Dis-ordinaria quotidianità.

"Hai visto esattamente dov'è? Ci sai arrivare?"
Annuisce e dice: "Tranquilla, cE penso io."

Brividi lungo la schiena.
Accendi il tuo bollitore interno e sei già pronta a borbottare, fischiare, esplodere come una pentola a pressione.
Dice che lo sa e poi vagate, vagate, vagate...lui ride-scherza-la serenità personificata. Tu speri solo che abbia la solita botta di culo, che in altro modo non si può chiamare, e che trovi il famigerato luogo che state cercando.

Ciononostante, quella mattina decidi di non replicare e lasciarti stupire. Sì, tutto sommato è domenica...slow living please. Chi te la fa fare d'incazzarti nel giorno del Signore. Poi s'offende.

Uscite di casa -le chiavi ce le ho io ce le hai tu vabbè purché qualcuno chiuda - e vi incamminate verso l'automobilina che vi condurrà (speri) al magnifico centro commerciale dove avete intenzione di comprare questo mondo e anche quell'altro. A come pagarli ci penserete dopo, visto che i contanti farebbero meglio a chiamarsi conpochi, piuttosto che insistere con manie di grandezza francamente irrealistiche.

E insomma cincischiate e tubate come tortorelle mentre imboccate la via in cui la macchinina vi attende, ansiosa di portarvi verso l'infinito e oltre...

"Non c'è."
"Come non c'è?"
"Eh, non c'è."

Rimossa neanche mezz'ora prima e per la seconda volta in un mese e mezzo. Record del mondo, probabilmente. Anzi no. Senza dubbio.
La prima volta c'era la pulizia della strada, stavolta un bel divieto di sosta.

#@/&%#!$#&%"%&#?#@&%$!

Spazio all'immaginazione.
Per chi preferisce i puntini, eccoli.

..........................

In questo momento tu non sai bene che fare, se non offrire una faccia contrita e unirti al turpiloquio con grande enfasi. In questo modo vi caricate a vicenda tra cazzi, mazzi e stronzi vari, dal vigile che ha fatto la multa al residente che deve aver chiamato il carroattrezzi.
Prendete un taxi per andare a recuperare il quattroruote al deposito, e durante il tragitto rimanete in religioso silenzio per non turbare il povero tassista, consci del fatto che in quel momento sareste capaci solo di continuare a inveire contro tutto e tutti.
Infatti riprendete- esattamente da dove avevate iniziato- appena arrivati a destinazione.

La piccola è là, sola e infreddolita. E lurida, ma questo non c'entra niente.
Rimettete su strada il mezzo, alla modica cifra di centoquaranta euro + IVA (Ira, Vergogna, Angoscia).

Il tuo compito a questo punto è sdrammatizzare per consolare la tortora dalle ali spezzate che hai a fianco.

"Bè, l'altra volta è andata peggio no?"
(Centosettanta euro)
"Eh infatti. Che culo."

Scegli nuovamente il religioso silenzio di cui sopra, considerato che le tue capacità dialettiche pare siano state rimosse anche loro.
Ti concedi di annoiarti per un paio di minuti.

"Dobbiamo mettere benzina. E' in riserva già da un po'."

Meno male oh,avevo proprio bisogno di un po' di suspence. Riusciranno i nostri eroi a evitare di spingere e arrivare a quel fottutissimo centro commerciale?

"Siamo in città, lo troviamo subito un benzinaio."

Ora, io non vorrei, proprio non vorrei cadere nella banalità delle ultime parole famose.
L'uso del condizionale non è casuale.

"Oh ma pare che cE sta 'na fatina che quando passiamo noi fa sparire tutte le stazioni di servizio, è incredibile."

In lontananza vedete pompe di benzina pronte a nutrire il vostro bolide, ma poi non si sa bene quali assurde circonvoluzioni facciate per perderle di vista. Tu abiti lì da SETTE anni eppure non hai la più pallida idea di dove si debba andare. D'altra parte, in macchina ci sarai stata dieci volte in sette anni e non guidavi neanche.
Aprire una parentesi sul tuo senso dell'orientamento non conviene, perché non si tratterebbe di una parentesi ma di una paresi. Spazio-temporale.

La Peugeot non vi tradisce, comunque, e dopo km e km di labirintici auto-avvolgimenti riuscite ad abbeverarla e a ricominciare a usare il suo novello carburante per i vostri giri non-sense, alla disperata ricerca della strada di casa.

Condividete sorrisi stanchi, e del centro commerciale non se ne parla più.
Il nuovo miraggio ha la forma di un divano che forse riuscirete a raggiungere prima che volgiate a termine anche voi insieme alla giornata.