domenica 22 maggio 2011

Piacere, Paolino Paperino.

Non aspettavi altro che arrivasse quel fine settimana.
L'hai atteso per quindici giorni che ti sono sembrati lunghissimi e noiosissimi. Hai montato le tue aspettative giorno per giorno, le hai nutrite di immagini a colori perfettamente nitide.
Il primo week-end romantico.
Tu, lui, la Maremma Toscana, uno splendido agriturismo e cibo buono.

Finalmente arriva il fatidico venerdì.
Ti prepari, saluti la micia che hai affidato alle cure di una delle tue migliore amiche ed esci di casa.
Passi a fare colazione al solito bar, con il solito cappuccino e la solita brioche. Non rinunci mai al tuo rituale. In quel bar hai il tuo posto, l'angolo sul soppalco dal quale osservi tutto e tutti mentre sorseggi i tuoi attimi di cremoso piacere quotidiano.

Paghi e saluti, ti avvii verso la stazione, senza sapere cosa il nemico interiore ha in serbo per te. Il tuo delicatissimo intestino, infatti, ha deciso di guastarti la festa ancora prima che sia cominciata.
Crampi fastidiosi, parolacce silenziose.
Li ignori, stoica, e prosegui la tua avanzata verso il treno.

Un viaggio d'inferno.
Ai dolori di pancia si aggiungono un vicino che sembra abbia ingoiato tutto l'aglio della sua vita, e un bambino che gioca con la palla nel corridoio del vagone, gridando come un ossesso.

Scendi a Orvieto, lui è già là ad aspettarti. Abbracci baci e salamelecchi vari. Felicità.
Salite in macchina, l'agriturismo è in provincia di Grosseto, in un'oretta e mezzo dovreste esserci. Poveri illusi.
Riuscite a perdervi, il navigatore fa ostruzionismo, e vagate per delle ore su strade tutte curve che ti rivoltano lo stomaco come un fusillo.
Riuscite miracolosamente a trovare il posto, bellissimo e veramente ben nascosto. Il che non è male (soprattutto se sei un latitante).

Colline, gatti & pecorelle.
E un'invitante alcova, dove sfogate i più sordidi istinti, taciuti a lungo a causa della distanza che vi separava.

Nel frattempo la tua pancia continua a borbottare.

Il resto della giornata trascorre tranquillo. La quiete prima della tempesta.
La mattina successiva, alle sette, vieni svegliata dagli atroci dolori che ti costringono a sollevare il tuo soave deretano dal morbido talamo, per depositarlo sul freddo gabinetto.

I dettagli li risparmierò.

Due puntate dopo, tu e lui decidete comunque di andare alle terme con un'altra coppia di amici. In fondo il tuo corpo è ormai semi-vuoto, a parte il the al limone e la triste fetta di ciambella (rigorosamente al limone) che hai mangiato mentre osservavi lui ingozzarsi di ogni bendidio. Alla faccia della solidarietà (giustamente).

A ben pensarci, anche il momento della colazione ha assunto risvolti tragicomici. Avreste dovuto cenare lì, al "vostro" agriturismo, quella sera. A te è venuto in mente che avreste potuto chiedere se si potessero aggiungere due persone al vostro tavolo, così non avreste rinunciato alla compagnia dell'altra coppia.
Senti lui che esordisce con:"Mi perdoni...", per poi concludere, dopo la risposta della proprietaria dell'agriturismo, con numerosi:" Mi dispiace moltissimo, non sapevo, mi dispiace..."

"No guardi, la cena stasera non la facciamo più, perché è morta la mi nonna."
Bene.

Impiegate un'ora anche a trovare le terme, ormai avete l'abbonamento alle strade che non vi condurranno a destinazione.
Alla fine le trovate, e vi godete un paio d'ore in serenità.
Sole, puzza di uovo marcio (zolfo), acque calde, idromassaggio e chiacchiere.
Mentre fai la paperella, sguazzando allegramente, ti guardi casualmente le mani e ti viene un accidenti.
Il tuo bracciale e il tuo anello, entrambi cimeli importantissimi, hanno assunto un magnifico color bronzo.
Ti informano che sei una cretina, che lo zolfo reagisce in quel modo con l'argento, e che non c'è modo di tornare indietro. Non eri mai stata alle terme prima d'ora (e chissà se ci tornerai, a questo punto).
Fai un mezzo sorriso come per dire "vabbè, non è grave", mentre pensi "porcalaputtana".

Vi spalmate poi sui teli da mare, sull'erba, per prendere un po' di sole.
Inizi a stropicciarti gli occhi, ti danno fastidio. Nel mentre, parlotti con la ragazza che è lì con voi. Gli occhi iniziano a bruciare, sembrano tizzoni ardenti. E lacrimano come dannati. Fingi indifferenza, ma ti accorgi che tutta quella lacrimazione sta per farti colare il naso, e insomma non è il caso di fare una figuradimerda con la tua nuova amica. Sempre più in difficoltà, ti metti seduta e le dici "non so cosa stia succedendo, mi bruciano gli occhi, e avrei anche bisogno di un fazzoletto."
Lei si mostra subito pronta, raggiungiamo al bar gli xy della situazione e la diagnosi è la seguente: "Allergia".
Il tuo salvatore et compagno si precipita in macchina a prendere l'antistaminico.
Ti sciacqui gli occhi, soffi il naso e sorridi alla coppia di malcapitati che ha la sfiga di vederti in quelle condizioni. Cerchi di sdrammatizzare, "che strano, mai avuti problemi di allergie" e ne approfitti per sputtanarti completamente, confessando anche i tuoi problemi intestinali.
Loro ti guardano con il volto della commiserazione.

Con l'antistaminico, fine dei pianti.

Ora di pranzo. Prendete un panino, tu bresaola rucola e grana, per evitare sorprese. Tutto sembra tornato alla normalità, ridete e scherzate e pensi a quant'è bello sentirsi bene con le persone che hai accanto.
Lui lo guardi e ti guarda ed è tutto perfetto.

E senza sapere come né perché, te la stai di nuovo facendo addosso.
Ti sforzi di resistere al dolore, ma dopo poco ti rendi conto che non riesci più a seguire la conversazione.

"Sto malissimo, andiamo a casa?"

E via. Grandi corse per raggiungere l'agognato agriturismo, tra una risata e l'altra perché insomma, neanche Paperino riuscirebbe a fare di meglio.

In realtà, abbiamo trascurato la tua vita sessuale, florida il pomeriggio di venerdì e SOLO quello.
Avevi pensato a un week-end erotico-sentimentale della miglior specie, e invece ti becchi un'irritazione cutanea dovuta alla ceretta praticata in posti che neanche tu sapevi di avere, e ciao ciao.

Torniamo alla giornata di sabato.
La sera volete andare a cena, tutti e quattro. Ti sei un po' ripresa, anche se la fiacca ti accompagna come un'amica fedele.
Scegliete un ristorantino carino, mangiate, tu con moderazione, gli altri tre con smodata passione, antipasti e una fiorentina da oltre un kg.
Il conto più caro della storia. Ottanta euro a persona. Da rimanerci secchi. In quel momento capisci perché Kim Rossi Stuart sia seduto al tavolo di fronte al tuo. Poveretto.

Salassati a dovere, salutate i vostri amici e tornate all'agriturismo.
Pensi che la mattina dopo dovrete andare via, e nonostante tutto ti dispiace.

Ti dispiace perché il posto è bello, perché c'è tanto verde e perché si vedono bene le stelle.
Ti dispiace perché è con lui che sei andata lì, ed è lui che dovrai salutare per altre due settimane.
Ti dispiace perché è stato bello sedersi sull'erba e guardarlo mentre suonava la chitarra e cantava e se ne fregava che qualcuno potesse sentire che è stonato come una campana.

Ti dispiace perché dove c'è lui, è casa.
E andare via da casa non è mai facile.

martedì 10 maggio 2011

Il mio Regno per una Risata.

Se arrivi
e non mi trovi

vieni a prendermi

sarò in giro
dentro la mia testa
in quei luoghi bui
che avevo dimenticato

e che arrivano a volte
al posto mio.

Quando li vedi
tienili forte con una mano
con l'altra non lasciare la mia

accompagniamoli fuori
e noi torniamo dentro

dopo
sai che c'è

fammi ridere
a più non posso.