domenica 19 maggio 2013

Grigliata impollinata.

Da questa giornata una cosa l'ho capita: non siamo compatibili con le gite fuori-porta.
Eh sì, perché se ogni volta che ci proviamo l'epilogo è una corsa verso casa per ristabilire il già precario equilibrio psicofisico, tanto vale rassegnarsi a passare i fine settimana sbrodolando bava sul divano.

Esagero? Forse. I fatti, però, dicono il contrario.
Tra l'altro pare che sia io che il mio ragazzo abbiamo una speciale attitudine a trasformarci in mostri davanti a gente appena conosciuta (vedi episodio Terme di Saturnia stramaledette).

Lo so che così non si capisce niente, ora mi spiego.

C'è che ci invitano a una grigliata in un parco, per passare un sabato diverso e fare qualche nuova conoscenza che non fa mai male, anzi. E allora diciamo sì con grande piacere all'allettante prospettiva di mangiare come se non ci fosse un domani in compagnia di un gruppo di aspiranti amici.

E per un po' sembra proprio che la giornata andrà liscia come l'olio, perché il gruppo è un bel gruppo, in poco tempo dal vostro arrivo avete disinfestato una parte del territorio da bambini schiamazzanti, e il posto oggettivamente merita nonostante il sole un po' indeciso, non sa bene se unirsi alla festa o optare per l'asocialità dietro un paio di nuvole obese.

Sciaguratamente, poco dopo si manifestano i primi segnali di rottura dell'armonia, quando ti accorgi che il tuo ragazzo ha iniziato a starnutire e lacrimare praticamente senza tregua; al che inizialmente pensi che vabbé, è la solita allergia ai pollini che ogni tanto si fa viva. Gli chiedi se sia tutto ok, lui ti risponde che sì, si deve solo abituare -mah- e poi gli passa. Sarà.

Nel frattempo un po' assiste e collabora alla preparazione del barbecue, un po' intrattiene il pubblico con la chitarra.
Tu lo tieni d'occhio comunque, fiutando puzza di bruciato grazie alla ben nota propensione femminile a non dare mai nulla per scontato e soprattutto all'incapacità pervasiva di prendere le cose con leggerezza. Che siamo onesti, alle volte è una grandissima rottura di coglioni, ma in altre occasioni si rivela l'antesignana di quella temibile frase che recita: "Io te l'avevo detto".

Tant'è che una mezz'ora dopo la situazione sta evidentemente sfuggendo di mano. Il soggetto allergico sopracitato sta subendo una progressiva e neanche tanto trasformazione in rospo preistorico, gli occhi iniettati di sangue e gonfi come i cuscini del divano su cui avreste fatto meglio a passare la giornata. A quel punto gli dici che forse è il caso di chiedere a qualcuno se abbia per caso un antistaminico appresso, visto che l'epifania del momento ti mostra improvvisamente l'erba alta un metro e tutto il benedetto sperma di albero svolazzante attorno. E lui ti dice che no, non è necessario, adesso gli passa, e mentre te lo dice si sfrega gli occhi rischiando seriamente di cavarseli.

E qui avviene anche la tua, di trasformazione. Sindrome premestruale unita alla visione di comportamenti irrazionali et inspiegabili uguale ira funesta e/o isteria. Cerchi di non urlare quando gli comunichi col tono più acido che un uomo abbia mai sentito uscire dalla bocca di una donna: "non ti strofinare gli occhi con quelle mani, che hai toccato il cane l'erba la griglia la carne" e i miei nervi, vorresti aggiungere ma per adesso ti risparmi visto che hai già fatto abbastanza con la vocetta di chi parla digrignando i denti. Lui reagisce irritandosi, chiedendoti stizzito di non guardarlo come se fossi al capezzale di un morto.

Inutile dire che da questo momento in poi gli obiettivi di socializzazione della giornata siano andati in gloria.

Aspetti altri dieci minuti cercando di distrarti chiacchierando col resto della truppa, finché si riaccende la speranza quando una delle ragazze ricorda di avere con sé un antistaminico e lo offre al mutante, che lo accetta probabilmente rendendosi conto che la tecnica dell'attesa si sta rivelando un fallimento totale.

Passa un'altra mezz'ora e la situazione non migliora, oltre al gonfiore compaiono dei bozzetti intorno agli occhi, tipo punture di zanzara. Il malcapitato ti chiede gli occhiali da sole, li indossa e continua a suonare la chitarra e a tutti ricorda Ray Charles, non solo per gli occhiali scuri ma anche per il mood. Tu sì che sei soul, ragazzo.

Poi, finalmente, si arrende.

"Dai adesso andiamo, non ti si può guardare e non ti passa, ci sono troppi pollini qui"
"Va bene..." e lo vedi che è mortificato perché crede di averti rovinato la giornata. E invece no, sei solo preoccupata che gli passi in fretta 'sta reazione esagerata.

Salutate velocemente tutti, dispiaciuti anche loro, e sdrammatizzate che la prossima volta vi porterete dietro un camion di antistaminici; raccogliete i vostri trozzoli e il cane che è l'unico che è riuscito a mantenere una parvenza di serenità, e andate via.

In macchina guidi tu per ovvie ragioni e sulla strada lui ti spiazza dicendoti "amore, non è che sono allergico a te?".

Lo guardi concentrando nello sguardo tutto lo sturm und drang da sindrome premestruale, lo vedi con quegli occhi semichiusi e doloranti che abbozza un sorriso sornione, e allora disperdi ormoni come vapore acqueo e sorridi anche tu nel constatare che la voglia di scherzare non gli manca proprio mai.

E' forse per questo che lo adori anche quando la sua testardaggine sarebbe da dichiarare illegale e da denunciare alle autorità competenti.



P.S. Tanto per la cronaca, siamo sopravvissuti entrambi. Dopo due antistaminici e il cortisone l'emergenza è rientrata, anche se lui ci metterà un po' a riprendersi dall'ottundimento da farmaci.
Inutile dire che non sia ancora una bellezza nonostante "l'edema agli occhi", come si dice in medichese, sia diminuito.

E infine rivolgo un vaffanculo di cuore alla primavera 2013, ammesso che sia consentito chiamarla così, visto che per un giorno di sole se ne scontano poi cinque di pioggia con la naturale conseguenza dell'esplosione incontrollata dei pollini, ormai universalmente riconosciuti come bombe a orologeria dagli effetti nefasti.







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