martedì 22 ottobre 2013

Imperfetto quotidiano

Le cose girano strane, ultimamente.

Tre settimane fa il mio umore si riassumeva perfettamente nel breve passo che riporto fedelmente qui di seguito (riesumato da un mio scritto non pubblicato perchè incompiuto):

"Lo penso da settimane e adesso lo dico: 2013, MUORI.

Anno non del cazzo, anno di tutto l'apparato riproduttore maschile e femminile insieme. Anno ERMAFRODITA.
E Ligabue che perso nel suo Alzheimer precoce dice che la vita quando è troppa è troppa, quando è poca e quando sembra che sia boh che cavolo diceva non me lo ricordo, fatto sta che Ligabue anche tu, VAFFANCULO. Tanto per rimanere in sintonia con le parole della tua canzone, quand'è troppo è troppo.

Altro che giochi senza frontiere, il 2013 è l'anno delle Olimpiadi dello Scontro Frontale, via spiaccichiamoci su qualunque cosa, ma di faccia eh, per benino. E ieri quella pazza fottuta della gatta che ha la brillante idea di farmi cadere lo specchio (fortunatamente imballato), che ci mancano altri sette anni di guai (mai stata superstiziosa, ma finchè l'anno ermafrodita non finisce non si sa mai).

Manco a farlo apposta proprio ORA si è illuminato il display del telefono e che cos'è, una notifica dell'applicazione meteo che recita pacatamente così: ALLARME! Sabato arriva il ciclone Penelope.
Meno male va, mi stavo già annoiando. Giusto sabato, mi raccomando, che devo NECESSARIAMENTE andare in giro per Bologna per una serie di incombenze pallose già di base, figuriamoci. E considerando che aspetto già il ciclo, il ciclone proprio non ci voleva a guastarmi ulteriormente la giornata.
Penè (con l'accento, che senza tocchiamo un tasto dolente), mettiamoci d'accordo: tu arrivi fai il tuo balletto sposti soffi sbuffi rompi quello che ti pare, però A ME MI devi lasciare in pace. Non mi aspirare il cane, non rompermi le finestre, non sdradicarmi alberi, sfogati in aperta campagna e basta, chè qua abbiamo già un sacco di cazzi per la testa.

Quando un ciclone preannunciato incontra una donna col ciclo, il ciclone è un ciclone morto."



Abbastanza eloquente, no?
E assurdamente, invece, adesso il mondo mi sembra un ricettacolo infinito di opportunità di libertà di risate e pienezza di vivere e fame sete ingordigia di vivere. Saranno capitati anche a voi, quei momenti in cui ti senti forte, giovane nella più vasta accezione del termine, quei giorni in cui ti senti e lo sei: Energia.

I motivi di questo tutto sommato veloce cambiamento (considerato che le condizioni di partenza del mio umore di merda erano dovute a: stage perenne non retribuito, estate di merda col culo su una macchina a fare su e giù per l'Italia - fin quando fa male fin quando ce n'è mi viene da dire tanto per ri-citare Ligabue -, due traslochi in due settimane, licenziamento amoroso dopo due anni di convivenza, bicicletta rubata dopo sette giorni di permanenza nella nuova location...quindi certamente situazioni non gravi da giustificare uno stato depressivo ultra-prolungato, ma neanche roba da farti sentire subito allegra come il carnevale di Viareggio)sono diversi, intrinseci ed estrinseci, intrinseci perchè se è vero che ho un carattere di merda, è vero anche che almeno io ce l'ho, un carattere. Estrinseci perchè una volta di più mi convinco che certe combinazioni di eventi, persone e luoghi siano talmente improbabili da risultare incontestabilmente perfette e soprattutto provvidenziali.
Non starò a dettagliare le mie più o meno entusiastiche affermazioni, ma per chi avesse il dubbio, STO BENE, NON sono maniacale, il mio buonumore non è affettato né sopra le righe, anzi tengo a sottolineare che non mi sento sola e d'altra parte la mia nuova situazione abitativa IMPEDISCE FORZATAMENTE di sentirsi soli.

Per capirci, passare da uno dei quartieri più "in" della città alla prima periferia è stato come passare da una catacomba etrusca al mercato del pesce. Al piano di sopra il maneggio: scalpitano furiosamente cavalli adulti e puledri, e il rumore degli zoccoli si alterna ai nitriti di mamma o papà cavallo che sgridano i piccoli. 'Nsomma, una famiglia di esaltati, che poi quando li incontri giù al portone sono tutti carini e coccolosi come i pinguini di Madagascar e allora non ce la fai a dire "quand'è che la finiamo di correre e rovesciare giocattoli mobili e suppellettili a tutte le ore del giorno e della notte"?. Sorridi, come una cretina. "Buongiorno! Buonasera!", ciao per i puledrini senza coda; massì galoppate pure sopra la mia testa, tanto grazieadio NON SIETE FIGLI MIEI e un soffitto meraviglioso CI SEPARERA'SEMPRE.
La mia camera da letto, poi, confina con il salotto o quel che è, il luogo adibito alla meditazione del mio vicino boh, indiano forse, che la mattina alle SEI e il pomeriggio alle quattro e per l'ora successiva se la suona e se la canta alla grande con questi sutra conditi da ululati che va bene tutto, la multicultura, la tolleranza, l'accettazione il rispetto delle abitudini altrui però CAZZO, è proprio necessario che urli? Sembra che sia ai piedi del mio letto, dentro casa, vicino al gatto. Eh.
E il gorilla, ne vogliamo parlare? Aaaah, lui è proprio la quintessenza della degenerazione condominiale. Un tizio napoletano (non me ne vogliano i napoletani, che sottolineo mi piacciono e neanche poco, un cicinino meno quando si lasciano andare a comportamenti da zoo come in questo caso - eh sì so anche che avrebbe potuto trattarsi di un tarantino abruzzese milanese giapponese quello che vogliamo, quindi non iniziamo con i pipponi soliti su nord e sud) che così, di punto in bianco, senza alcuna apparente ragione, esce sul balcone del suo appartamento e grida come il leone nella savana. ROAR! UAAAAAARGH! Cose così, forse per enfatizzare e ricordare a tutti la sua posizione di maschio Alfa. Amico, questo è un palazzo, dove le hai viste le giraffe, le antilopi, gli elefanti, gli gnu? Allora me lo spieghi che stracazzo fai? Mah.

Un manicomio, praticamente. E se dovessi avere bisogno che so, dello zucchero, mica ti devi disturbare a uscire da casa bussare e farti aprire, chiedere...no, con lo spessore di questi muri basta alzare la voce di un'ottava, come se stessi parlando a qualcuno che è nel bagno e tu fossi in cucina:"Gina! Ho finito la carta igienica! Non è che te ne avanza un po'?", e così per tutto, tanto sentono, posso assicurare.

Questa condizione ha un che di molto affascinante dal punto di vista antropofilo e potrebbe essere la base per uno studio pilota sullo stile di vita delle famiglie che aspirano a un ritorno alla natura, agli istinti primordiali...la vera magia è che questo marasma di accenti e linguaggi coloriti, rumori, profumi di cucinato per le scale, come anticipavo s'incastra perfettamente all'interno di un periodo in cui tutto è in fase di stravolgimento di abitudini e di pensieri che avevano messo radici soffocanti dentro il terreno della voglia di fare, delle idee e io senza idee nuove non ci so stare.

E per questo scrivo e ringrazio, e scrivo per non dimenticare come mi sento, scrivo per quando il soggiorno in mongolfiera finirà - perchè lo so, che finirà, come è normale e fisiologico che sia - e lo scrivo perchè il mio ORA sconclusionato, da teatro, imprevedibile la fine e incerto il percorso è proprio come deve essere, è esattamente lì che ho incastonato i miei desideri ed è in questo imperfetto quotidiano che voglio lasciarli.

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