martedì 22 novembre 2011

J'accuse.

La rabbia sale specialmente quando cammino su strade che conosco alla perfezione, quando non ho bisogno di prestare attenzione al mio percorso. Succede quasi ogni mattina.
La rabbia è un'emozione corrosiva, ti scava buchi dentro che poi ti metti a riempire con quello che di bello ti capita nel corso della giornata. E di bello c'è sempre qualcosa, non è questo il punto. Il fatto è che le toppe si vedono e raramente il prodotto finale è migliore di quello iniziale.
Scrivo queste parole perchè ho venticinque anni e almeno il doppio di sogni. Un anno fa erano il triplo.
Scrivo perchè lì dove muoiono i sogni ci sono i buchi. E scrivo anche perchè oggi sono costretta ad arrabattarmi perchè non se ne facciano altri e passo il mio tempo a tappare quelli che ci sono già.
Eppure sono giovane, libera, amata, piena d'interessi. Fortunata, in una parola. Come me, tanti amici e amiche che condividono altri pezzi di una buona stella che ringraziamo ogni giorno, perchè non siamo degli ingrati nè degli stupidi.
Ma chi crede che quello che abbiamo sia sufficiente, si sbaglia. Basta un solo nemico a svalutare il nostro ricco bottino. Si tratta di un nemico che si maschera dietro facce sorridenti e falsamente bendisposte, dietro le bugie di un sistema che si riempie la bocca di paroloni dei quali non conosce il significato. Il nostro nemico si chiama Povertà di Orizzonti.
Lasciamo correre un po' la fantasia. Immaginate il Sole senza l'orizzonte. Avrebbe senso? Eppure il sole è pieno di energia, dà calore, è estremamente luminoso, indipendentemente dal resto. Ma il Sole senza un cielo e un orizzonte è niente.

Torniamo alla realtà, a quella dei famosi "giovani d'oggi". Se ne dicono di ogni.

"I giovani d'oggi non hanno voglia di fare niente."
"I giovani d'oggi pretendono troppo."
"I giovani d'oggi hanno troppo e non sanno cosa vuol dire guadagnarsi il pane."
"I giovani d'oggi non hanno più valori."
"I giovani d'oggi non hanno obiettivi."
"I giovani d'oggi sanno solo lamentarsi ma poi non fanno niente per cambiare le cose."

Una marea di minchiate.

Esiste una forza che spinge le persone di qualunque età, una forza che si chiama MOTIVAZIONE. A Psicologia ti insegnano quanto è importante, quanto sia difficile andare avanti senza. T'insegnano anche cosa riesce a motivare le persone: la considerazione, il rispetto, l'equità, la soddisfazione, la percezione di utilità per se stessi e per gli altri, i riconoscimenti. E tante altre belle cose.

Teniamolo bene a mente, quando spariamo a zero.

Prendiamo il giovane tipo italiano, quello che ha avuto la fortuna non da poco di crescere in un ambiente equilibrato, che ha completato gli studi superiori e si è iscritto all'università. Può darsi che abbia perso una sessione d'esami, anche due, ma è una persona che ha voglia di fare e lo fa. Ce ne sono milioni, di persone così. Studenti di qualunque facoltà.
Lasciamolo qualche anno a rendersi conto di dove sia finito.
Diamogli il tempo di accorgersi che le gerarchie non hanno la funzione di permettere la trasmissione dei saperi dai più anziani ai più giovani ma vengono utilizzate per stabilire dei confini netti e distinguere tra privilegiati e non. Lasciamolo per settimane a cercare di rintracciare un professore per e-mail o al ricevimento settimanale.
Guardiamolo mentre legge la prima di una serie di risposte sgarbate ed evasive. Accompagniamolo agli esami, dove il figlio di Mazinga prende trenta senza spiccicare quasi parola.
Nel frattempo diciamogli anche che quella bellissima ricerca alla quale avrebbe voluto partecipare non si farà, perchè mancano i soldi che non si sa che fine abbiano fatto, perchè una volta c'erano.
Insegniamogli tanta di quella teoria da riempirci un'enciclopedia, ma non pensiamoci neanche a fargli fare qualcosa di pratico e lasciamo tutto in mano ai settantenni. Tanto un medico mica ha bisogno di imparare il suo mestiere. Facciamogli inventare di sana pianta una tesi perchè i relatori non hanno il tempo di seguire i loro laureandi e anche perchè "la tesi non la legge nessuno". Impediamogli di parlare, perchè il coltello dalla parte del manico non ce l'ha e nonostante tutto lui ha ancora voglia di laurearsi. E se parla, diciamogli che la sua è polemica sterile.
Osserviamolo sorridere il giorno della discussione.
Mandiamolo a fare praticantato o tirocinio per l'iscrizione all'Albo, oppure mandiamolo direttamente alla ricerca di un lavoro.

Nel primo caso coloriamo i siti degli Ordini di regolamenti su come i tirocini professionalizzanti dovrebbero essere, e poi facciamo esattamente il contrario di ciò che abbiamo formalmente istituito:

-Diamogli dei compiti che anche un invertebrato sarebbe in grado di fare
-Lasciamolo delle ore a fare niente
-Non spieghiamogli perchè deve svolgere certe attività, nè quando nè come
-Teniamolo in azienda, in ufficio o in ospedale il doppio delle ore in cui dovrebbe essere presente
-Parliamo a voce bassa in sua presenza quando non vogliamo che ascolti le nostre conversazioni
-Evitiamo di ricompensarlo anche quando fa qualcosa di buono.

Nel secondo caso, invece, diamogli un lavoro malretribuito, magari lontano dalle sue aspettative, stipuliamo un contratto a tempo oppure facciamolo lavorare in nero. Diciamogli anche che è fortunato, perchè con la crisi lavoro non ce n'è. Se è donna, al colloquio chiediamole se ha intenzione di fare dei figli. Se l'assumiamo, facciamo in modo che il suo stipendio sia inferiore a quello medio degli uomini.

In ogni caso, alla sua frustrazione rispondiamo col solito: "E' così ovunque, è la gavetta." Non serve, per consolarlo, credeva che gavetta fosse lavorare tanto, anche senza retribuzione, ma ricevere in cambio esperienza e competenze.
Dovrà rivedere un'altra delle sue convinzioni. L'ennesima.

Lasciamolo quindi a ribollire di rabbia e di sogni mancati.
Invitiamolo a tenere la testa bassa, a guardare a terra e a dimenticare quell'orizzonte che prima distingueva benissimo.
Ogni tanto ricordiamogli che la motivazione nella vita è fondamentale. Prendiamolo per il culo, forse a un certo punto comincerà a piacergli.

...

Già ti ci vedo, a leggere le mie parole. Ti sembreranno estreme, forse ti ricorderanno una litania e penserai di me quello che ti fa comodo pensare: che ognuno ha quello che si merita, e che non a tutti succede quello che ho raccontato.
E' vero, non succede a tutti. Poco importa. A me basta che succeda a molti.

E ti dirò di più

So di non meritarlo
so che mi difenderò fino all'ultimo
perchè io riesca a concedere al mondo
quanto di buono ho imparato
quello che so fare
quello che ho da dire
e combatterò anche perchè tu
possa dire la tua.
Tu che sei la goccia nell'oceano
quella che ci crede
in me, in te e in noi
non ti lascerò sprofondare con loro.
Non permetterò a nessuno
di farmi rinunciare alla mia intelligenza
lotterò anche per la tua
noi
non diventeremo come te
venduto alla disillusione.
Non lo faremo
perchè noi siamo Poveri di Orizzonti
ma voi non sarete mai ricchi come noi.
Noi siamo I GIOVANI D'OGGI.

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